DOV’È LIANA:IL GRUPPO FRANCESE

PIÙ ITALIANO CHE C’È

di Federico Ledda, foto Johnny dalla Libera

DOV’È LIANA:LA BAND FRANCESE

PIÙ ITALIANA CHE C’È

di Federico Ledda, foto: Johnny dalla Libera

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Con Love 679, i Dov’è Liana segnano un esordio destinato a lasciare il segno. La band francese più “italiana” d’Europa si conferma una rivelazione assoluta, regalandoci un album che non è solo un concentrato di energia e sensualità, ma un vero manifesto di vita. Attraverso un mix eclettico di ritmi house, influenze new rock e ritornelli pop, il trio ci porta in un viaggio musicale dove l’amore è il protagonista assoluto. Ogni brano è una celebrazione della ricerca della bellezza e della verità, immergendo l’ascoltatore in una festa senza fine, una rivolta contro il cinismo e l’apatia dei nostri tempi. Dopo aver fatto ballare l’Europa con singoli come Benvenuto a casa rock e La nuit des étoiles filantes, Love 679 dimostra che la musica può ancora accendere le emozioni più profonde. E i Dov’è Liana ne sono i perfetti interpreti.

Prima di tutto, vorrei che mi raccontaste un ricordo legato alla prima volta che siete venuti in Italia.

Quello che mi viene subito alla mente è la prima volta che abbiamo suonato sotto il nome Dov’è Liana. È stato il nostro primo spettacolo in assoluto e un ragazzo de Le Cannibale (serata simbolo per la musica elettronica a Milano, ndr.) ci ha chiamato e ha detto: “Ok, dovete venire perché sta diventando pazzesco, tutti vi reclamano!”, noi gli abbiamo risposto: “Grazie, ma non abbiamo mai suonato in vita nostra”, così lui ci ha detto: “Non ci interessa, venite venerdì prossimo, 500 persone, e suonerete alle 2 del mattino.”
Quando siamo arrivati era la prima volta che ci trovavamo di fronte a un pubblico e, prima di salire sul palco, c’erano 500 persone che cantavano “Perché Piangi Palermo” gasatissimi.

Ma davvero? Assurdo!

Sì, eravamo tipo: “wow, non abbiamo mai fatto concerti e già conoscono tutte le canzoni a memoria!”. Così siamo saliti sul palco e abbiamo cominciato a suonare, ed è stato completamente folle. Abbiamo ricevuto la più grande scarica di adrenalina che abbiamo mai provato e, da allora, ricerchiamo sempre questa emozione.

E siete riusciti a trovarla di nuovo?

Certo, a Milano soprattutto. Una volta, penso fosse al Base, tipo 300 persone sono salite sul palco con noi a cantare e ballare e devo dire che questo è il genere di momento che ci piace condividere.
I ragazzi dell’organizzazione erano super incazzati, noi invece ci siamo divertiti tantissimo.
Un altro ricordo risale a tre mesi fa quando abbiamo deciso di girare il video di “Tutte le donne” al Circolo Magnolia dove siamo scesi tra il pubblico a cantare e ballare con tutti. È stato davvero emozionante!

E ora il vostro primo album sta finalmente uscendo… raccontatemi un po’ da cosa avete preso ispirazione.

È difficile parlarti di cosa ci hai ispirati, sai? Ad oggi posso dirti che stiamo davvero facendo la musica che vorremmo sentire quando facciamo festa. È letteralmente nata così: non trovavamo la musica giusta, così l’abbiamo fatta noi.
Quando siamo in studio a comporre musica, ci immaginiamo in mezzo alla folla a fare festa e ci rendiamo conto che abbiamo fatto un buon lavoro nel momento in cui, ad un certo punto, ci alziamo e balliamo. Quindi, se piace a noi tre e ci ritroviamo a ballare in studio, quello è il suono giusto. Poi viene la scrittura dei testi.

Qual è il messaggio dietro l’album?

Nel disco il messaggio era piuttosto semplice e comprensibile: era un messaggio di speranza e pace. Stiamo facendo molte cose belle e siamo orgogliosi della nostra generazione, e ci teniamo a sostenere l’idea che non era “meglio prima”, è meglio ora..

C’è qualcosa che trovate in comune tra l’Italia e la Francia?

In verità, il motivo per cui abbiamo iniziato a essere così influenzati dallo spirito italiano, è perché abbiamo visto che a Parigi c’è qualcosa che manca. La gente è un po’ troppo seria e triste quando si tratta di festeggiare. Manca di follia e di sentimenti più genuini, radunarsi e cantare tutti insieme sembra quasi utopico e la prima volta l’abbiamo trovato senza dubbio a Palermo.
Ora, quindi, stiamo cercando di creare queste vibe con i nostri concerti e quando suoniamo a Parigi è divertente quanto a Milano.
Pensando poi alle similitudini tra i due paesi, Francia e Italia hanno in comune una grande passione per la musica. Noi siamo estremamente ispirati sia dal French touch, per esempio, che dall’Italo disco: insieme creano un parallelismo tremendamente affascinante.

 

 

 

 


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